L'Organizzazione Mondiale della Sanità riconosce il melanoma, i carcinomi cutanei e le cheratosi attiniche tra i principali effetti avversi dell'eccessiva esposizione alle radiazioni solari e alle radiazioni ultraviolette artificiali. In ambito lavorativo, i cosiddetti “outdoor workers” - tra cui i lavoratori portuali - sono particolarmente esposti, anche a causa della presenza di superfici riflettenti come l'acqua o il metallo, degli orari di lavoro concentrati nelle ore centrali della giornata e delle posture lavorative prolungate.
La radiazione UV è classificata come agente cancerogeno in 36 settori occupazionali europei. Secondo i dati del database CAREX, oltre 10 milioni di lavoratori in Europa (di cui circa 700.000 in Italia) risultano professionalmente esposti.
Le misurazioni del progetto europeo Healthy Skin @ Work dimostrano che i livelli reali di esposizione superano frequentemente il limite giornaliero di sicurezza (30 J/m²), con un rischio concreto di fotocarcinogenesi cumulativa. Per rispondere a questa criticità e per valutare in maniera oggettiva la realtà lavorativa attuale, è stata avviata una ricerca epidemiologica promossa dall'Intergruppo Melanoma Italiano, coordinata dal prof. Ignazio Stanganelli dell'Università di Parma e dell'IRCCS IRST Istituto Tumori della Romagna.
Il progetto pilota di prevenzione primaria sarà attivato in due principali porti italiani, in collaborazione con l'Autorità Portuale di Ravenna e con il Garante della Salute della Regione Calabria, nell'ambito di un protocollo d'intesa con l'Autorità Portuale di Gioia Tauro. Il progetto prevede la somministrazione di un questionario anonimo ai lavoratori portuali, finalizzato a indagare il livello di consapevolezza sui rischi legati all'esposizione solare, i comportamenti protettivi adottati e la conoscenza degli strumenti di auto-valutazione per la diagnosi precoce di lesioni sospette (metodo ABCDE e il cosiddetto segno del “brutto anatroccolo” - ugly duckling sign).
Al termine della fase pilota, e una volta completata la valutazione dei risultati, il modello sarà proposto per una disseminazione nazionale sulle altre autorità portuali, con il coinvolgimento delle principali Società Scientifiche Dermatologiche italiane, della Società Italiana di Medicina del Lavoro e delle istituzioni sanitarie competenti.