Uno studio tutto italiano targato IMI ha recentemente analizzato i nuovi geni di suscettibilità per il melanoma cutaneo familiare identificandoli in circa il 10% dei pazienti analizzati: un nuovo passo in avanti per la genetica del melanoma.
È ormai noto che fattori fenotipici ed ambientali come il fototipo cutaneo, la presenza di nei atipici, l’esposizione al sole e le pregresse scottature, possono incrementare il rischio di sviluppare un melanoma cutaneo. Circa il 5-12% dei pazienti affetti da tale patologia ha familiarità positiva per melanoma. Fino a pochi anni fa CDKN2A/ARF e CDK4 rappresentavano gli unici geni identificati come predisponenti il melanoma familiare e casi di melanomi primari multipli, e gli unici testati nella pratica clinica; varianti patogeniche di CDKN2A/ARF sono state identificate nel 20-45% dei casi di melanoma cutaneo familiare e nell’11-19% dei casi di melanomi primari multipli nella popolazione italiana. Recentemente sono state identificate nuove varianti di geni di suscettibilità quali BAP1 (BRCA 1 associated protein 1), POT1 (protection of telomerase 1), ACD (adrenocortial dysplasia), TERF2IP (telomerase repeat-binding factor-2) e TERT (telomerase reverse transcriptase) che potrebbero essere oggetto di analisi per la valutazione del rischio genetico. Tuttavia, il loro reale contributo nella suscettibilità del melanoma ereditario non è stato ancora quantizzato.
Il gruppo di Genetica dei Tumori Rari dell’Università degli studi di Genova coordinato dalla Professoressa Paola Ghiorzo e Lorenza Pastorino ha affrontato tale tema in un elegante lavoro recentemente pubblicato sulla prestigiosa rivista Cancers; in tale studio è stato testato in una popolazione di 273 pazienti affetti da melanoma cutaneo familiare e negativi per CDKN2A/ARF e CDK4 un pannello multigenico (comprendente i geni di suscettibilità CDKN2A/ARF, CDK4, ACD, BAP1, MITF, POT1, TERF2IP, ATM e PALB2) al fine di validarne la patogenicità, identificare nuove varianti, valutare la frequenza delle varianti patogeniche e di valutare il potenziale impatto di questo pannello sulla pratica clinica. Nella popolazione in esame sono state identificate il 5.9% di varianti patogenetiche nei geni di suscettibilità ad alta e media penetranza per il melanoma cutaneo. In particolare sono state osservate varianti patogeniche di BAP1 (due delle quali di nuova identificazione), di POT1 (tra cui 2 varianti splicing e 6 missenso), di ACD, TERF2IP. Inoltre è stato osservato il 3.5% di varianti patogeniche di ATM (il dato più elevato fino ad ora riportato in letteratura). Quindi almeno il 10% dei melanomi analizzati possono essere spiegati dal pannello genico impiegato.
Tali risultati evidenziano come l’analisi di questi nuovi geni di suscettibilità potrebbe essere presa seriamente in considerazione nella valutazione genetica del melanoma familiare e, se confermati da casistiche più ampie, ne supportano la loro inclusione nei comuni panel impiegati nella pratica clinica.